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Pesci Fisostomi.

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Pesce Carassio

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(Ernesto Codignola)

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ANIMALI PESCI FISOSTOMI

VIMBLA (Abramis vimbla)

Diffusa in Europa, specialmente verso il nord, esiste non soltanto nell'acqua dolce, ma anche nell'acqua salata. Da lì risale i fiumi nella primavera, per deporvi la fregola, vi si sofferma durante l'estate, poi torna alle acque più profonde, per passarvi l'inverno. Nei laghi la Vimbla si tiene abitualmente ad una profondità di dieci o venti metri dove il fondo è limaccioso; perché, ad imitazione dei suoi affini, si affonda nella melma in cerca di alimenti.

Durante il tempo della fregola si associa in numerose bande, e dà quindi occasione ad una pesca molto proficua.

Le vimble si riconoscono facilmente dalle narici prominenti e grosse, e dalla pinna anale collocata all'indietro. Il colore del dorso è un bruno o turchino sudicio; i fianchi sono più chiari, il ventre è bianco-argento. Questo medesimo pesce appare del tutto diverso nell'abito nuziale, che riveste alla fine di maggio od al principio di giugno. La parte superiore del corpo, il muso, la testa, il dorso ed i fianchi, sino al di sotto della linea laterale, sono allora coperti di nero, con riflesso serico. Sopra tale fondo spicca il vivo colore arancio delle labbra, della gola, del petto, dello spigolo ventrale, di una stretta striscia sotto la coda, e delle pinne pari. Il cambiamento d'abito della Vimbla va di pari passo con lo sviluppo degli organi della generazione, e non dipende dal cambiamento di dimora che si effettua al tempo della riproduzione. Durante questo tempo i due sessi portano il medesimo abito, al quale nei maschi s'aggiungono numerosi rilievi, granulosi.

In mole la Vimbla è molto inferiore all'abramide, giacché è soltanto in casi eccezionali che la sua lunghezza giunge a 30 o 40 centimetri, ed il suo peso a 750 grammi.

ABRAMIDE BALLERO (Abramis ballerus)

Pesce della lunghezza di 26, 36 centimetri e del peso di circa 1 chilogrammo, si distingue per il capo piccolo, la bocca obliquamente rivolta all'insù, e la grande pinna anale. Il colore rassomiglia a quello delle altre specie.

Questa specie si trova in tutti i principali fiumi dell'Europa centrale, specialmente presso le foci. Il suo modo di vivere rassomiglia a quello degli affini già descritti. La carne è poco stimata per l'abbondanza di spine.

BLICCA (Blicca bjoerkna)

Giunge alla lunghezza di 20, 30 centimetri ed al peso di 450 sino a 600, e raramente 1000 grammi. Superiormente è azzurra con un riflesso bruniccio che sui fianchi passa al bianco-argento; inferiormente è bianca.

E' uno dei pesci più comuni delle acque della Germania, e vive in laghi, stagni o fiumi con lento corso, e anche in vasche e peschiere. Rimane volentieri sul fondo, mangia vermi e materie vegetali, per amore delle quali va a grufolare nella melma.

La Blicca supera in voracità tutti i ciprini, e riesce perciò facilissimo pigliarla, potendosi adoperare qualsiasi esca. Questa specie non si apprezza come alimento, essendo più di ogni altra tormentata da vermi intestinali. Nelle peschiere, ove si allevano trote, è adoperata con buon successo per il loro nutrimento.

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PELECO (Pelecus cultratus)

Ha corpo allungato, lateralmente compresso superiormente azzurro-acciaio o verde-azzurro sulla nuca, bruno-grigio sul dorso con i fianchi adorni di riflessi argentini. Misura 45 centimetri, e pesa sino ad un chilogrammo.

La diffusione geografica del Peleco è particolare. Abita il solo Baltico ed i grandi bacini d'acqua dolce che ne dipendono, ma vive anche nel Mar Nero e in tutti i corsi d'acqua che vi sboccano. Non lo si può dire propriamente pesce di mare, e nemmeno d'acqua dolce, poiché prospera ugualmente nelle acque dolci e salate. Sceglie per dimora l'acqua pura e fluente, e concorda nel suo modo di fare e di nutrirsi con gli altri ciprini.

La sua carne è piena di spine e, quindi, poco commestibile, poiché ne è scarsamente fornito; la pesca non risulta molto vantaggiosa ed è praticata raramente.

ALBURNO LUCIDO (Alburnus lucidus)

Il colore azzurro-acciaio della parte superiore passa sui fianchi e sul ventre al bianco-argento; le pinne dorsale e caudale sono grige, le altre gialle. Non si conosce esattamente la causa che influisce così potentemente sui cambiamenti cui è soggetto sia per la forma, sia per il colore, giacché in quasi ogni fiume, ogni lago, esso assume un aspetto diverso.

Nella maggior parte dei fiumi e dei laghi della Germania esiste in gran copia dove l'acqua è limpida e tranquilla. Più socievole di molti altri pesci, si tiene sempre unito in grandi comitive, e, con una temperatura calma e calda, esso si diverte allegramente presso la superficie dell'acqua, abboccando insetti ed altre simili prede.

La sua moltiplicazione è straordinaria, ma la vita è sproporzionatamente breve, giacché il suo modo di associarsi e la preferenza per gli strati superiori dell'acqua lo rendono facilmente vittima dei rapaci acquatici e pennuti, che seguono senza tregua le sue schiere.

Tali pesci sono privi di valore per l'alimentazione: dalle loro squame si estraeva la essence d'Orient per la fabbricazione delle perle false.

L'Alburno Lucido si adatta meravigliosamente alla schiavitù.

ALBURNO MENTO (Alburnus mento)

Sorpassa il precedente in mole, e misura in lunghezza da 15 a 17 centimetri. Ha corpo allungato, poco compresso lateralmente, e l'apertura orale rivolta in su. La testa ed il dorso sono verde-cupi con riflesso azzurro-metallico, i fianchi ed il ventre argentei; le pinne dorsale e caudale sono orlate di nero.

L'Alburno Mento si diffonde nell'Europa orientale ed abita parecchi fiumi della Crimea. Nelle acque stagnanti delle saline è comunissimo, tuttavia passa raramente nei fiumi grandi, mentre suole abitare volentieri gli affluenti. Gli si addice specialmente l'acqua fredda, chiara, col fondo sassoso. Durante l'accoppiamento è, come la maggior parte degli altri pesci, di una somma imprudenza, ed è allora preso in grande quantità; ma siccome si trova in regioni molto ricche di pesci di valore, nessuno bada ad esso.

ASPIO RAPACE (Aspius rapax)

Per quanto generalmente innocui sembrino i ciprini, tuttavia si trova fra essi un rapace: l'Aspio. I denti faringei sono disposti in due serie, con corone prolungate a forma di cono, uncinate e senza intaccatura.

L'Aspio Rapace appartiene alle specie più grosse della famiglia dei ciprini, ed è un gigante in confronto agli alburni. Di lunghezza misura più di 60 centimetri, ed il suo peso sovente oltrepassa i 6 chilogrammi. Superiormente è nero-azzurro con i fianchi azzurro-bianchi, il ventre bianco puro; le pinne dorsale e caudale sono azzurre, le altre pinne hanno un riflesso rossiccio.

Si è trovato questo pesce in tutti i più grandi fiumi e laghi dell'Europa centrale.

L'acqua pura dal lento corso lo accoglie generalmente; il suo nutrimento consiste tanto in sostanze vegetali, come in animaletti invertebrati e pesci.

L'alburno fa spesso le spese della rapacità dell'Aspio.

Sembra che durante il tempo della riproduzione la carne sia bianca e gustosa.

IDO MELANOTO (Idus melanohs)

Anche questo pesce appartiene alle più grandi specie dei ciprini, e può giungere alla lunghezza di 45, 60 centimetri, e al peso di 3 chilogrammi. Il suo colore cambia a seconda della stagione, del soggiorno, dell'età, ecc. In primavera e al tempo della riproduzione è superiormente grigio-nero con riflesso dorato, più chiaro sui fianchi, bianco-argento lucidissimo sul ventre, di color d'oro sulla testa e sugli opercoli. Le pinne dorsale e caudale passano dal grigio-azzurro al violaceo; le altre pinne sono rosse. Nell'autunno l'abito è più modesto: il dorso è nero, e il riflesso dorato si tramuta in bianco-gialliccio.
Una varietà dell'Ido, l'orfe, può gareggiare in bellezza col pesce dorato. L'Ido si trova in tutti i laghi dell'Europa, mentre l'orfe vive come pesce d'allevamento in alcune peschiere. L'acqua pura, fredda, profonda, sembra condizione essenziale per la sua esistenza. La sua alimentazione consiste in vermi ed insetti, forse anche in pesciolini; ma non è rapace come l'aspio. Verso il principio di maggio i maschi cominciano a presentare le eruzioni cutanee, e poco dopo salgono dai laghi nei fiumi che vi sfociano o che li attraversano, e vanno in cerca di luoghi sabbiosi, o ricchi di piante acquatiche. La carne passa per molto saporita ed è mangiata volentieri, malgrado le molte spine.

SCARDOLA COMUNE (Scardinius erythophtalmus)

La Scardola vive in tutte le regioni d'Europa, misura da 26 a 36 centimetri, di solito ha il dorso verde-bruno, i fianchi di un lucido giallo-ottone, il ventre bianco-argentino, mentre le pinne appaiono d'un vivo rosso-sangue all'estremità. Ma vi sono pure individui chiari, nei quali il colore distintivo rosso delle pinne impallidisce o si scurisce più o meno, mentre tutti i colori del corpo e delle pinne si cambiano in un azzurro-nero scuro.

Le acque dai corsi lenti, i laghi e le peschiere sono preferite dalla Scardola. E' lesta nei suoi movimenti, pronta e timida; si nutre di piante acquatiche, d'insetti, di vermi, che va a snidare nel limo. Durante il tempo della fregola i suoi colori si scuriscono. Le uova sono deposte in luoghi ricchi di erbe, come dagli altri ciprini.

La carne, piena di spine, è mangiata soltanto dalla gente più povera, e sdegnata persino dagli uccelli pescivori.

LEUCISCO ROSSO (Leuciscus rutilus)

Ha il corpo leggermente compresso ai lati, ma è soggetto a modificazioni prodotte dal soggiorno e dall'alimentazione. Per solito il dorso è azzurro o verde-nero, i fianchi sono più chiari con riflesso argenteo verso il ventre; le pinne ventrale e anale sono sovente quasi rosse come quelle della scardola, le pinne pettorali sono bianco-grige, la dorsale e la caudale grige con riflesso rosso. La lunghezza oltrepassa di rado i 45 centimetri.

Dei ciprini d'Europa questo è il più comune ed il più diffuso. Nel modo di vivere concorda colle scardole, quasi sotto ogni aspetto. Sempre riunito in grandi famiglie, si ciba di vermi, d'insetti, di uova di pesci, di pesciolini, di piante acquatiche, grufola nel fondo, nuota speditamente, è vivace, pauroso, si unisce volentieri, e sovente con suo danno, con altri pesci. Conosce però molto bene il luccio, il suo peggiore nemico.

La moltiplicazione è considerevole, perché individui piccolissimi, che non sono ancora sviluppati, sono già atti alla riproduzione.

La carne non è stimata, ed ha per unico uso l'alimentazione di altri pesci o dei maiali.

SQUAGLIO o LASTE SQUALO (Squallu cephalus)

La grandezza del capo sorprende in questo pesce, e il nome che gli si dà di Capo Grosso è ben fondato. Il suo muso è depresso, il corpo è quasi tondo, il dorso verde-nero, i fianchi giallo-oro o bianco-argento, il ventre bianco con riflesso rosso. La lunghezza può giungere a 62 centimetri, il peso a 4 chilogrammi e più.

E' uno dei pesci più comuni nei fiumi dell'Europa centrale: finché è giovane, vive nei piccoli fiumi e nei ruscelli dal fondo ghiaioso e sabbioso, più vecchio abita i laghi e i fiumi, tanto in pianura quanto in collina. L'alimentazione sua consiste, in principio, in vermi ed insetti; più tardi, esso si trasforma in predone nel pieno significato della parola, insidia pesciolini, gamberi, rane e persino sorci.

Lo Squaglio è un pesce poco pregiato, di cui la carne non è sgradevole da mangiare, specialmente se è grosso. Però la pesca non è curata; lo si mette invece volentieri nelle peschiere, per alimentare i lucci, le trote, i salmoni.

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SQUAGLIO LEUCISCO (Squalius leuciscus)

Affine al precedente, si distingue per la conformazione delle squame ed il colore. Superiormente presenta un nero-turchino, con riflesso metallico; i fianchi ed il ventre sono ora gialli, ora bianco-lucenti.

L'area di diffusione dello Squaglio Leucisco si stende sulle più diverse regioni fluviali dell'Europa centrale. Come il suo affine, sceglie a sua dimora i luoghi più profondi e più tranquilli, si ciba di vermi e d'insetti e dà una caccia speciale ed assidua alle mosche.

La moltiplicazione è grandissima. La carne è apprezzata dai soli pescatori, che se ne servono per esca per le grandi specie di trote: per la cucina è poco stimata.

SANGUINEROLA (Chondrostoma nasus)

La varietà di nomi con cui è indicato è prova della diffusione di questo animale. Il suo colore è soggetto a infinite variazioni: il colore fondamentale è ora verde-oliva, ora grigio-sudicio, con piccole macchie più o meno fitte e brune.

I fianchi giallo-verdi hanno vivo splendore metallico, la gola è nera, il petto rosso scarlatto.

Si osserva anche una lunga striscia color d'oro, che comincia dietro gli occhi, scorre d'ambo i lati del dorso e si prolunga sino alla coda. Alcuni individui giungono sino a 13 centimetri di lunghezza, ma il maggior numero oltrepassa appena i 9 centimetri.

Vive in chiare acque, abbondanti o scarse che siano, con fondo sabbioso o ghiaioso. Raramente si vede isolata; quando il calore è intenso, risale il fiume in cerca di acqua più fresca, oppure lo abbandona del tutto, e si trasporta in massa in uno dei suoi affluenti montani. Supera ostacoli che non sembrano affatto in rapporto con la sua mole e la sua forza.

Il cibo della Sanguinerola consiste di materie vegetali, vermi, insetti ed altre sostanze animali. Malgrado la loro piccolezza, le sanguinerole sono dovunque prese con piacere, perché, sebbene la loro carne sia un po' amara, ha molti amatori, e trova in conseguenza volenterosi pescatori.

Oltre alle sue qualità mangerecce, la Sanguinerola serve ai pescatori come un'eccellente esca e, nelle peschiere, di alimento ai più grossi predatori; in stretta custodia resiste un paio d'anni e dà piacere per la sua gentilezza, la sua agilità, le sue poche esigenze.

Questo pesce si chiama Nasuto, perché il suo naso è lungo, tondo, poco compresso, verde-nero, di uno splendido bianco argentino sui fianchi e sul ventre, e rossiccio sulle pinne ad eccezione della pinna dorsale che è scura. Al tempo della fregola tutte le parti del corpo prendono un colore più vivace. La lunghezza può giungere sino a 46 centimetri, il peso sino a 1500 grammi; ma così grandi nasuti sono eccezioni.

Questo pesce è comune nelle province renane e danubiane, dove popola quasi tutti i fiumi ed i laghi. Vive in società per lo più numerose, sta quasi sempre in fondo, rimanendo a lungo nel medesimo luogo. D'estate si avvicina alle mura degli argini e si aggira sopra pietre appena coperte d'acqua. La sua alimentazione consiste in materie vegetali e specialmente in alghe.

Al tempo della fregola, cioè in aprile e maggio, questi pesci si radunano in innumerevoli schiere e passano dal fiume principale negli affluenti, e da questi nei ruscelli e nei torrenti; scelgono siti ghiaiosi sui quali l'acqua scorra rapidamente, e vi depongono numerose uova.

La pesca di questo pesce si fa con l'amo, più per diletto che non per trarne profitto.

CIPRINODONTI

I Ciprinodonti sono, in complesso, simili ai ciprini; i pesci che ne fan parte sono privi dei denti faringei, le mascelle hanno la medesima conformazione di quelle dei ciprini, la bocca è protrattile, le branchie accessorie mancano, la vescica natatoria è semplice, lo stomaco è privo di appendici piloriche, e l'intestino di ciechi.

In Europa questa famiglia ha un solo rappresentante; l'America è la sua patria. Abita il mare, i fiumi, i laghi e le acque delle Ande, sino a 1000 metri s.l.m. Il suo cibo consiste principalmente, se non esclusivamente, in materie animali. Alcune specie partoriscono figli vivi.

E' poco importante dal punto di vista domestico.

Modello tridimensionale di Poecilia reticulata

Modello tridimensionale di Poecilia latipinna

QUATTROCCHI DEI COLONI (Anables tetrophthalmus)

La struttura degli occhi è straordinaria: essi sporgono da una convessità posta da ogni lato dell'osso frontale, e sono divisi da una riga formata dalla congiuntura, la quale è disposta quasi orizzontalmente, dimodoché la cornea e l'iride sembrano spartite in due metà eguali; esistono tuttavia una sola lente ed un solo vitreo. Tale struttura non si ritrova in nessun altro animale.

Il colore fondamentale del Quattrocchi è un sudicio giallo-verde, con cinque strette fasce bruno-nere. La lunghezza varia dai 15 ai 20 centimetri.

Abita specialmente nelle Guiane e nel Brasile i banchi limacciosi delle spiagge, i fiumi che si versano nell'Oceano.

Nei villaggi e nelle città lungo le coste questo pesce è sovente portato al mercato, sebbene non abbia fama di essere eccellente. Sappiamo che le femmine partoriscono figli vivi, che hanno 5 centimetri di lunghezza e che sono perfettamente conformati, anche rispetto agli organi riproduttori. La borsa nella quale si sviluppano è grande, di pelle sottile, e pare divisa in due metà, nella quale giacciono i piccoli pesci, in numero ragguardevole, ognuno avvolto in una particolare membrana. La moltiplicazione è abbastanza grande.

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CARACINI

Richiede la nostra attenzione l'esistenza dell'ossicino uditivo nella vescica natatoria di alcune famiglie, mediante il quale viene stabilita la relazione tra la vescica stessa e l'organo dell'udito. Questa relazione si trova, non soltanto nei ciprini e nei siluri, ma ancora in una terza famiglia, quella dei Caracini.

In Europa i Caracini non hanno rappresentanti; le loro specie appartengono alle acque dolci dell'America meridionale e dell'Africa. Abitano in sterminate famiglie certi fiumi; quasi tutte le specie servono da cibo all'uomo, ma un pesce si rende per la sua smisurata voracità tanto terribile quanto il pescecane e gli altri giganti del mare, più temibile del coccodrillo, che abita le medesime acque, pericoloso perfino a questo sauro rapace, che, come abbiamo riconosciuto, si pasce per lo più di pesci. Per tale causa la famiglia dei Caracini ha diritto alla nostra considerazione.

HURRI (Erythrinus unitaeniatus)

Gli Indiani delle Guiane chiamano Hurri un pesce di 20, 25 centimetri di lunghezza, di color arancio o rosso-carminio, con larga e scura fascia longitudinale sopra ogni fianco.

I luoghi che questo pesce frequenta a preferenza sono ruscelli delle foreste e delle paludi della Guiana.

L'Hurri si ciba di pesciolini, e si prende ora coll'amo, ora mediante l'inquinamento delle acque.

PATHA (Hydrolicus scomberoides)

Pesce di 60, 90 centimetri di lunghezza, con due denti anteriori di straordinaria grandezza che gli dànno un aspetto molto singolare. Tali denti sono piantati nella mascella inferiore, misurano da a 7 a 10 centimetri, si piegano alquanto all'indentro e, quando il pesce chiude la bocca, si vanno ad incastrare in una cavità apposita della mascella superiore.

Il colore è grigio, sul quale spicca vivamente una macchia nera nella regione anale.

Il Patha abita tutti i fiumi delle Guiane, ma sembra preferire i siti scoscesi e ricchi di cascate. La sua carne forma in certi tempi il principale cibo degli indiani, ma è tanto piena di spine che anche uno stomaco affamato a questa preferisce di gran lunga un altro cibo.

SERRASALMONE ROMBEO (Serrasalmo rhombeus)

Pesce lungo tutt'al più 17 centimetri, con bocca retrattile e formidabile dentatura; il dorso è grigio con riflessi verdi, il ventre giallo arancio.

PIRAIA (Pygocentrus piraya)

Superiormente è azzurriccio, mentre inferiormente è giallo. E' più grosso del serrasalmone (30 centimetri).

PIRAI o HUMA (Pygocentrus niger)

Questo pesce è quasi totalmente nero. E' lungo circa 50 centimetri. Tanto i serrasalmoni quanto i pygocentri sono simili nella conformazione e presentano in ogni mascella dei denti triangolari grandi e taglienti.

Vivono nei fiumi dell'America meridionale e centrale, ad una distanza media di 40 e 60 miglia marine dal mare, nei luoghi senza corrente. Per lo più stanno al fondo, ma, appena scorgono qualche preda, compaiono a migliaia alla superficie dell'acqua; se si gettano alcuni pezzettini di carne sanguinolenta, in pochi minuti eccovi intorno innumerevoli pesci che si contendono il boccone e oscurano le acque.

In paragone ad essi, le jene sono esseri innocui, gli avvoltoi creature sobrie e modeste. La loro voracità oltrepassa ogni supposizione; essi insidiano ogni animale che passi a tiro delle loro mandibole, e pesci dieci volte più grossi di loro. La prova più chiara della loro ferocia è il fatto che non risparmiano i loro fratelli feriti.

Spesso accade che un bue, un tapiro od altro grosso animale venga sorpreso a nuotare da una schiera di questi terribili pesci e venga assalito. Perde le forze in seguito alle innumerevoli morsicature dalle quali sgocciola il sangue e, incapace di salvarsi, si annega. Si videro di questi animali perire nei fiumi, a trenta o quaranta passi appena dalla riva, oppure se riuscivano a mettere piede a terra, vi stramazzavano già cambiati quasi in scheletri.

Gli animali che frequentano le spiagge dei fiumi conoscono il pericolo da cui sono minacciati a causa del Pirai, e badano angosciosamente, quando vanno a bere, di non intorbidare le acque del fiume per non svegliare il loro crudele nemico. Questo pesce aggredisce anche l'uomo mentre nuota o prende il bagno, e gli porta via spesso grossi pezzi di carne: si esce difficilmente dall'acqua senza riportare ferite gravi.

Sembra che antiche tribù indiane ponessero nell'acqua i cadaveri entro delle reti fra le cui maglie passavano i pirai; questi in pochi giorni mettevano a nudo lo scheletro cui si dava sepoltura.

Questi pesci sono temuti più di ogni altro predatore e più ancora dei serpenti velenosi.

Sebbene la loro carne abbondi di spine, vien tuttavia mangiata.

La cattura di questo pesce è più facile di ogni altra: ogni esca è buona; si può persino adoperare un lembo di panno rosso che si getta nell'acqua; i pirai vi si accalcano a migliaia attorno, per cui se ne possono prendere quanti se ne vuole.

SALMONI

Le specie più notevoli degli anacantini sono i Salmoni, pesci dal corpo allungato, tondeggiante, con una pinna adiposa senza raggi dietro la pinna dorsale, e fessure branchiali prolungate sino alla gola.

Rispetto alla dentatura, i Salmoni si dividono in due gruppi: quelli che hanno denti rari e fragili, e quelli che li hanno invece fortemente sviluppati. La dentatura ed il rivestimento squamoso sono in rapporto, per cui nei primi le squame sono grandi, mentre negli altri sono piccole. Il colore delle specie varia essenzialmente non soltanto a seconda dell'età, ma anche prima e dopo la riproduzione.

I veri Salmoni si trovano soltanto nell'emisfero settentrionale: abitano indifferentemente acque dolci o salate, purché limpide, e, a preferenza, quelle settentrionali. Al tempo della riproduzione i Salmoni risalgono dal mare nei fiumi, nei torrenti, nei ruscelli, ed ognuno poi ritorna nel fiume, od almeno nel territorio nel quale è nato. L'istinto di migrazione è così imperioso che il pesce, che torna alla montagna, non indietreggia davanti a nessun ostacolo. Tutti i Salmoni depongono le uova in una cavità, da essi preparata nell'arena, o nella ghiaia, di cui sanno scegliere il sito con intelligenza pari all'abilità. Altre specie della famiglia abbandonano i laghi in cui vivono soltanto eccezionalmente.

I Salmoni dalla debole dentatura si cibano più come ciprini, che non come predoni, vale a dire, inghiottono vermi di varie specie, chiocciole e materie vegetali; invece le specie provvedute di denti robusti si nutrono solo nel primo loro anno di vita di vermi e di insetti. Del resto, le specie più grandi della famiglia non sono i più terribili predoni.

I Salmoni hanno somma importanza nella economia domestica. La squisita loro carne non è superata da quella di nessun altro pesce; si distingue per il gradito colore, è priva di spine, è gustosa e di facile digestione.

COREGONO DI WARTMANN (Coregonus wartmanni)

E' più lungo di tutti gli altri, con testa relativamente piccola e bassa, la bocca senza denti, la lingua armata di fini denti a pettine. Superiormente è di color cilestrino con riflesso argenteo, i lati del capo e del ventre sono bianco-argento, con le linee laterali punteggiate in nero, le pinne sono bianco-giallicce con largo orlo nero.

In lunghezza il Coregono di Wartmann misura sino a 72 centimetri, ed in peso da 1 chilo e mezzo a 2 chili. Si deve osservare che tanto la forma quanto il colore sono soggetti a modificazioni.

Questo pesce abita principalmente la maggior parte dei laghi della Svizzera, della Baviera e dell'Austria.

I coregoni sono soliti rimanere nel più profondo dei laghi, spesso a più di cento metri di profondità. Non vanno mai nei fiumi, e perciò non passano mai da un lago all'altro. Il loro cibo consiste in piccolissimi animaletti acquatici che abitano il fondo dei laghi.

L'istinto della riproduzione li occupa in tal modo da far loro dimenticare del tutto il loro abituale modo di vivere. Come altri salmoni, stanno per settimane intere senza nulla mangiare: lo stomaco e gli intestini si rimpiccoliscono eci essi prendono un aspetto assai diverso da quello che hanno durante il tempo della caccia e dell'appetito. Si appaiano e saltano, ventre contro ventre, ad una certa altezza sul livello dell'acqua, lasciando cadere nel medesimo tempo uova e seme.

Le uova fecondate cadono lentamente al fondo.

Dai tentativi di allevamento risulta che questo coregono si avvezza certamente e senza molte difficoltà.

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